27 gennaio 2012

Emozioni, dipendenze e Consapevolezza.

Mia intervista a cura di Carlo Dorofatti che potete trovare anche qui.


Seguendo le tue conferenze e seminari mi sono accorto che uno degli argomenti su cui poni spesso l’attenzione, sia il fatto che ci sia un forte legame tra il concetto di dipendenza, le emozioni e i comportamenti che agiamo. Ti va di approfondire questo aspetto?

Partiamo col dire che noi siamo fatti di cellule, ed esse attraverso delle piccole antenne che stanno sulla loro superficie, i recettori, ricevono le sostanze, i composti e le molecole che viaggiano nel sangue per giungere nei tessuti di tutto il corpo. Quando una cellula viene “nutrita” costantemente con lo stesso tipo di chimica, vi si abitua e con essa i suoi recettori. Un dato recettore per una determinata sostanza, quando viene stimolato intensamente per molto tempo, può restringersi e cambiare la propria sensibilità, perciò la stessa quantità di sostanza provocherà una risposta molto più ridotta e ne sarà richiesto un quantitativo maggiore. Quando poi la cellula si dividerà producendone una nuova, essa avrà più recettori per quelle particolari sostanze a cui si è abituata. Da qui il concetto di memoria cellulare. 

Le emozioni come rientrano in questo meccanismo?


Noi proviamo emozioni quando diamo particolari significati agli eventi che viviamo. I significati che diamo dipendono dalle nostre esperienze passate, che hanno contribuito, a livello neurologico, a creare le connessioni fra i neuroni, e quindi la rete neurale che poi sviluppa tutti i nostri pensieri, grazie ai quali diamo un senso a ciò che ci accade. Non vediamo mai veramente cosa accade fuori di noi, stiamo sempre guardando il risultato dell’elaborazione che la rete neurale ha formulato, lavorando sui dati che provengono dai 5 sensi. A questo punto, la parte del cervello che si chiama ipotalamo assembla le sostanze chimiche generando neuro-peptidi e neurormoni, che corrispondono agli stati emotivi che sperimentiamo quotidianamente come rabbia, tristezza, gioia, entusiasmo, affetto, eccitazione. Questi peptidi vengono poi liberati, tramite l’ipofisi, nel flusso sanguigno per raggiungere le cellule. Quindi, a livello chimico non vi è differenza fra un’emozione o una sensazione e una sostanza assunta dal corpo tramite l’alimentazione, endovena o inalata. C’è un bellissimo libro di Candace Pert “Molecole di emozioni” che descrive in maniera più dettagliata tutto ciò.

Nella quotidianità cosa comporta questo processo?

Comporta che diventiamo dipendenti chimicamente dalle emozioni che proviamo. L’eroina e la morfina (come anche i composti che giungono alle cellule derivanti da ciò che mangiamo) usano lo stesso meccanismo dei recettori sulle cellule usato dalle sostanze chimiche emotive. Se possiamo avere una dipendenza da sostanze oppiacee, allora possiamo anche avere una dipendenza da qualsiasi neuro-peptide, cioè qualsiasi emozione. E così inconsapevoli e storditi, come “drogati” in astinenza, andiamo alla ricerca della “dose” mettendoci in situazioni che probabilmente produrranno un certo stato emotivo, per soddisfare così i desideri biochimici delle cellule. Più ci lamentiamo, arrabbiamo, crogioliamo nella tristezza e nell’autocommiserazione, e più diventiamo dipendenti chimicamente dai peptidi che corrispondono a queste emozioni. Da un certo punto di vista non c’è grossa differenza fra una persona “sana” e un tossicodipendente che sta in una comunità per disintossicarsi. Ciò che avviene a livello neurologico, cellulare, di pensiero ed emotivo sono tutti aspetti collegati, che appartengono a un sistema, e sono specchio uno dell’altro.

Cosa si può fare perché questi aspetti funzionino in maniera armonica? Cosa possiamo fare per liberarci dalle “dipendenze” che abbiamo?

Poiché in un sistema ogni nodo e ogni elemento è interconnesso, agendo su uno solo di questi s’influisce anche tutti gli altri. Quindi è possibile agire a livello cognitivo, sulla mente, sui pensieri, sulle convinzioni per generare cambiamenti a livello fisiologico. Si possono anche utilizzare pratiche che influendo sul corpo, agiscano di riflesso sulla mente. Oppure entrambe le cose! Sappiamo che le cellule nervose che non si attivano contemporaneamente, non sono più collegate, perdono la loro relazione a lungo termine: quindi ogni volta che interrompiamo un pensiero che produce una chimica nel corpo, le cellule nervose che sono collegate fra loro cominciano a rompere la relazione a lungo termine e a crearne di nuove.
Quando iniziamo a osservarci e a fare scelte diverse, smettendo di rispondere con una reazione automatica, allora non siamo più persone “addormentate” che rispondono all’ambiente esterno meccanicamente. Per esempio, porre attenzione al respiro ci porta nel momento presente e quindi a disidentificarci da pensieri e reazioni automatiche.

Ciò ci dà la possibilità di fare scelte consapevoli e non basate necessariamente su schemi mentali e percorsi neurologici creatisi nel passato, che possono portare a interpretare in maniera limitante la realtà. Pratiche come il Respiro Circolare, la Bioenergetica e la Meditazione disintossicano il corpo, influiscono sulla memoria cellulare generando Endorfine (la morfina naturalmente prodotta dal cervello) e portano a una nuova lucidità mentale e capacità di gestire le emozioni e sperimentarne di nuove. Anche varie ricerche scientifiche testimoniano sempre più spesso l’efficacia di tali tecniche per il ben-essere psicofisico. Grazie a uno studio del Massachusetts General Hospital ora sappiamo che 8 settimane di pratica meditativa e rilassamento, per circa mezz’ora al giorno, producono cambiamenti misurabili nel cervello. Sono state scattate foto cerebrali a diverse persone prima e dopo il periodo in questione e il confronto mostra come la densità della materia-grigia nell’ippocampo sia aumentata. Inoltre è stato possibile rilevare anche un miglioramento nella funzione dell’amigdala. Queste due regioni del cervello hanno un grande importanza per ciò che riguarda l’apprendimento e la memoria (ippocampo) e la gestione dell’ansia e dello stress (amigdala).

Cosa accade alle persone quando sono “libere” dalle loro dipendenze fisiche ed emotive?

Innanzitutto, se fossimo “dipendenti” da quelle sostanze che il corpo produce e che ci danno pace e serenità, ricercheremmo automaticamente le situazioni e le modalità che ci portano a questi stati emotivi e avremmo naturalmente quegli atteggiamenti e comportamenti che generano armonia attorno a noi. Voglio poi proporti una metafora. In un mondo fantastico, i “tossicodipendenti” che hanno finito con successo il loro percorso di disintossicazione sono sorridenti e luminosi, fanno progetti per il futuro, non prendono più farmaci per l’ansia e per dormire, mangiano meno e in maniera più sana, non passano le ore a guardare talk show alla tv. Una volta disintossicati, grazie a un percorso di alchimia personale, hanno solo un nuovo tipo di dipendenza, sono dipendenti da se stessi, dalla loro vera Essenza. Incredibilmente hanno imparato a gestire il proprio corpo, il proprio respiro, la propria mente e così scelgono quando, quanto e come mangiare, gestiscono le relazioni brillantemente, hanno grandi idee e soluzioni con cui realizzarle.

Col tempo imparano a plasmare se stessi e la realtà nei modi più funzionali. Insomma finalmente spiccano un grande salto e iniziano a volare. Purtroppo la società in cui viviamo, è troppo spesso una “comunità terapeutica” che non funziona molto bene. Le persone hanno un grande vuoto dentro. Sembrano sedate, vanno a fare lavori poco stimolanti in fabbrica e negli uffici per 8, 9, 10 ore al giorno. Così si guadagnano dei buoni cartacei, chiamati soldi, e si producono i beni superflui e inquinanti che poi vengono acquistati e consumati. Ogni tanto i direttori della nostra comunità dicono che c’è “la crisi” e le persone vengono lasciate a casa senza lavoro. Allora disperate organizzano manifestazioni di protesta.
E non avendo la possibilità di fermarsi a riflettere sulla propria vita, le persone stanche, annoiate e arrabbiate si ammalano e vanno dal medico per avere farmaci, ansiolitici e calmanti. Per colmare il grande vuoto si bevono alcolici e caffè a fiumi, si mangia più del necessario, si fanno scorpacciate di dolci e bevande molto zuccherate. La sera finalmente si può tornare a casa e guardare per 2 o 3 ore la tv. Fortunatamente ogni tanto è permessa una vacanza al mare o in montagna. Insomma, è una strana società dove se qualcuno propone di fare qualcosa per prendersi cura di sé, molti si rifiutano o rimandano, perché in fondo è visto come una perdita di tempo.

Questo è un periodo storico particolare e anche l’inconscio collettivo pare carico di aspettative riguardo al 2012 e a tutte le profezie e teorie che ne parlano. Tenendo presente quanto hai detto e secondo la tua esperienza, cosa ci aspetta per il futuro?

Io credo che effettivamente qualcosa stia cambiando: la consapevolezza e l’attenzione della gente, riguardo a molti temi in passato trascurati, sono aumentate. Scienza e Spiritualità pare si stiano avvicinando, talmente tanto che potremmo assistere veramente alla loro fusione e forse alla nascita di qualcosa di magico. Mi sento entusiasta quando penso a quali scoperte e a quali capacità insite in noi potremo osservare grazie a questa particolare alchimia. Sono fiducioso e penso che questo momento storico di grande fermento porterà a grosse novità. Questo e gli anni che verranno non si riveleranno come la fine del mondo, o l’inizio di chissà quali catastrofi, ritengo invece, che le persone che vorranno e sapranno mettersi in gioco e divenire “dipendenti da se stesse”, avranno la possibilità di vivere e percepire il mondo e la realtà ad altri livelli e con altre logiche, molto lontane da quelle che hanno dominato e regolato finora l’umanità.

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